mercoledì 30 luglio 2014

Domandina a @matteorenzi su cosa cambia la vita quotidiana delle persone, secondo lui.

Renzi, è riuscito a dire: "percentuali del Pil, che siano lo 0,4 o lo 0,8 o l'1,5, non cambiano la vita quotidiana delle persone"
E' evidente che il signor Renzi coi numeri un pochino ci litiga, come dimostra il pasticciaccio del Bilancio del Comune di Firenze (e trascuriamo le altre indagini della Corte dei Conti).

Ma, anzitutto, nelle mie scarne conoscenze di economia, credo che un punto di pil vale un pò più di 15 MILIARDI di euro: non si capisce perché ci sarebbero dovuti essere sfraceli (case, auto, spesa per mesi, vacanze a Montecarlo) con 0.7 punti di PIL (il bonus degli 80 euro) riservati a qualcuno (con la "giusta" busta paga), mentre con un dato doppio, ossia un 1.5 di PIL,  valido per tutti gli tialiani, non cambierebbe la vita quotidiana.
Perché, signor Renzi?

Ma la vera domanda che vorrei fare al signor Matteo Renzi , in questo post, è questa: mi può cortesemente spiegare perché 22 Miliardi in più disponibili per tutti non cambierebbero la vita quotidiana nell'immediato, mentre l'abolizione del Senato si?



La lieve contraddizione di avere un ministro per la "semplificazione".

Da un lato, come in tutti gli ultimi governi, anche nel governo Renzi c'è un ministro per la Semplificazione Normativa (Marianna Madia), perché in Italia ci sono troppe leggi, spesso in antitesi tra loro;
Dall'altro, si vuole  abolire il Senato o, almeno, limitare il bicameralismo perfetto, perché si è troppo lenti ad approvare le leggi.

Solo io noto la lieve contraddizione?

giovedì 10 luglio 2014

Se il governo fa le riforme, non amministra. Se non amministra, cade. @matteorenzi lo sa, lo sa...

Da lungo tempo, in Italia, siamo abituati ad una espropriazione del potere legislativo da parte di governi.
Ma quest'ultimo governo sta toccando l'apice, esautorando, di fatto, il Parlamento di ogni funzione: sino a costringere gli senatori a votare la propria estinzione, come categoria (bene o male) eletta.
Un servilismo della classe politica che scade nel masochismo più demenziale.
Una vittoria totale del Governo, contro il suo contropotere naturale.

Però.
Però c'è un controaltare. Il Governo deve (dovrebbe) amministrare. Se, a tutti i suoi livelli, è impegnato in battaglie spossanti per fare le riforme (nonostante il servilismo della gran parte dei Parlamentari, quei pochi che si oppongono si fanno valere); se le, riforme, per loro natura, richiedono lungo tempo (si pensi ad esempio alle riforme costituzionali); allora, semplicemente, il Governo non può amministrare.
E se non può amministrare, il Paese ne risente; e se il Paese ne risente il Governo casca.

In effetti la situazione è questa: di discussioni e annunci ce ne sono tantissimi, ogni giorno è una giornata "storica", ma di riforme portate a casa finora non c'è nulla.

Ma, per ottenere questo nulla, non si fanno neppure i normali atti amministrativi. Il Governo ragiona solo in termini di Decreti Legge e colpi di fiducia.

Credo che Matteo Renzi lo sappia bene e che voglia tendere la corda fino al massimo. Sa già che non concluderà nulla con le sue strombazzate riforme. Ma quello che gli interessa, prima che si arrivi al redde rationem con i suoi fans delusi (la categoria peggiori di delusi), è far saltare il banco e poter dare la colpa ai "gufi" e ai "rosiconi" che non gli hanno consentito di portare a termine le taumaturgiche riforme che tutti condividevano.

E presentarsi cosi, come eroe tradito, a cui va data un'altra occasione per liberarsi dei pesi e fardelli che gli hanno impedito di compiere la sua opera. Conta di presentarsi alle elezioni politiche con zero risultati, ma mille promesse ancora da mantenere e ottenere di nuovo un plebiscito.
Basato sul nulla. Ma stavolta le elezioni le vince.
E le "sue" riforme passano. Le "sue". Poco importa se la maggioranza degli Italiani le ignora o non le vuole.

mercoledì 9 luglio 2014

#iostoconlunità: ma "libertà di stampa" vuol dire "libertà di censura"?

Ci sono due fatti di cronaca di questi giorni, fatti minori, è vero (almeno per ora), ma pur sempre cronaca.

Il primo è il rinvio a giudizio del sindaco PD di Benevento, Fausto Pepe. Per inciso, il sindaco in questione è un renziano doc.

L'altro fatto è la prima udienza nel processo che Matteo Renzi ha intentato per diffamazione contro Alessandro Maiorano. Ora, il Presidente del Consiglio dei Ministri in carica, stranamente, non si è costituito parte civile, nel processo che pure ha iniziato. E questa, credo, è una notizia. Il fatto, sia pure con 24 ore di ritardo, infatti, l'ha ripresa, con maggior dettaglio, dai quotidiani locali.

Ora mi sono detto: non posso però prendere le informazioni che mi interessano solo da chi, pregiudizialmente, è contro il premier. Le notizie esistono: andiamo a leggere come le riporta, invece, chi è vicino al premier.

Quindi decido di partire dall'Unita: sapete, il giornale che fieramente resiste alle proposte d'acquisto della perfida  Santanché, nonostante la crisi in cui si trova. Tradizionalmente vicino al Premier, per molti è il baluardo stesso della libertà di stampa.

Bene, per prima cosa via google ho cercato notizie su "Benevento Pepe" (nella ricerca rimuovo "Claudia Pepe", che è un risultato che non mi interessa), negli ultimi giorni. E questo è quello che esce fuori:

Nessuna riga?? Possibile che un giornale autorevole come  l'Unità on line non riporti la notizia?
Sarà un errore mio.
Riprovo con la storia di Maiorano (ovviamente restringendo sempre l'arco temporale), e..sorpresa!
Anche qui nessuna notizia!!
Ma sono io? Faccio qualche errore?
Ho provato a chiedere online, per avere conferma che mi sto sbagliando, ma non ho avuto risposta di sorta:



                       
   


Poi, mi è rivenuto in mente quanto avevo scritto per  Basilicata24 e la mancata notizia sull'Unità.
Forse sono io.
Ma non è che da qualche parte si pensa che "libertà di stampa" sia sinonimo di "libertà di censura"?

sabato 5 luglio 2014

SIN di Taranto, Terra dei Fuochi e la politica.

Lo conferma questa relazione dell'Istituto Superiore di Sanità.
Nella Terra dei Fuochi e a Taranto ci si ammala e si muore più che altrove.
Qui se ne possono leggere le conclusioni in forma riassuntiva, ma non per questo meno angosciante.

Mortalità, tumori, ospedalizzazioni ripartiti per sesso e per età: questi i criteri presi, con metodo scientifico inoppugnabile, in considerazione, integrando e confermando quanto già rilevato nel precedente studio SENTIERI.

Ma ci ricordiamo come reagì la politica già ai tempi di SENTIERI?

Terra dei Fuochi
Nel 1997 Carmine Schiavone rese ampia e drammatica deposizione davanti alla Commissione di Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti, Presidente Massimo Scalia, deposizione in cui si annunciava tutta la drammaticità della situazione.
Quei verbali furono immediatamente segretati. Ministro degli Interni era Giorgio Napolitano.

Ma ovviamente, questo non era un problema, perché a Napoli e dintorni si muore per uno stile di vita cancerogeno, si spiegavano i dotti ministri Balduzzi e Lorenzin! In effetti, si sa da tempo che pizza e mandolino qualche effetto collaterale lo producono.
Quelli di Schiavone erano solo vaneggiamenti che era inutile rendere pubblici: i rifiuti sono innocui, mentre la pizza uccide.

Peccato che nessuno ha ascoltato i due figuri (anche perché, se qualcuno lo avesse fatto, il poco turismo che rimane, sarebbe già scomparso) e, sotto la pressione della rabbia popolare, la Boldrini si rassegna, e solo nel 2013, 16 anni dopo, rimuove il segreto.

SIN Taranto
Sul caso Taranto/ILVA, invece, a giugno 2013, l'allora governo Letta, in pompa magna, e autocomplimentandosi per la bocca dell'ex ministro Zanonato per la sagacia con cui risolveva nominò commissario quel gran simpaticone di Enrico Bondi.
rapidamente il problema,
Che, per prima cosa, criticò le conclusioni dello studio SENTIERI
e spiegò agli scienziati, alla popolazione e al mondo intero che a Taranto si muore perché si fuma troppo e non per l'inquinamento. Invece di cacciarlo a calci nel sedere, la cosa dà grande soddisfazione della politica, che pochi giorni dopo andava trionfalmente a Bruxelles a spiegare che che il caso ILVA si risolveva con la massima facilità. Anzi, sarebbe stato già risolto, disse il Ministro dell'ambiente Clini, ma ''la sovrapposizione dei ruoli tra amministrazione e magistratura e' considerata un fattore critico''. (infatti, è stato tanto bravo ad amministrare i suoi interessi che ora è in galera).

Ricapitolando..

Giorgio Napolitano: Dal 1997 ha fatto carriera: da semplice ministro è diventato prima Presidente e poi Re. Certo,  Schiavone era un pentito importantissimo e il fatto che rendesse una deposizione ad una Commissione parlamentare passava sicuramente per il suo ministero. Ma, ovviamente, solo ipotizzare che Sua Altezza abbia potuto sapere che i verbali venissero segretati e quindi restare invischiato in qualcosa del genere inizia ad assomigliare ad un delitto di Lesa Maestà.
Va riconosciuto che, dal punto di vista della tutela della salute, è stato regalmente obiettivo e non ha fatto le preferenze che magari uno poteva aspettarsi viste le sue ascendenze partenopee: ha ignorato gli abitanti di Taranto esattamente come quelli della Terra dei Fuochi.

Enrico Bondi : dopo la sortita su alcool e tabacco (ad onor del vero, smentita dal diretto interessato) è sparito dai radar. Da giugno 2014 rottamato del Gran Rottamatore a favore di Gnudi. Una sorta di record: è stato criticato da Legambiente intanto che era incaricato, ed è stato criticato anche perché si è fatto dimettere.

Beatrice Lorenzin: continua ad essere ministro della sanità. Conta di abolire la pizza in tutta Italia. Nel frattempo, trova il tempo per litigare via twitter con Saviano, dopo la nuova relazione dell'ISS sulla situazione epidemiologica e sanitaria nelle due aree.

Corrado Clini: ex ministro dell'Ambiente, nel governo Letta. Famoso perché contava di risanare l'ambiente cambiando le mutande ogni 4 giorni. In galera, accusato di peculato.

Matteo Renzi: non è stato citato nel post. E, in effetti, nulla ha fatto o detto che riguardi la salute dei cittadini che stanno nella Terra dei Fuochi (solo una visita, con qualche problemino, da segretario PD, il 20 dicembre 2013) o nel SIN di Taranto.


giovedì 3 luglio 2014

#Mondiali2014...poteva finire diversamente?

Nomen est omen, dicevano i latini.
E se, per gli azzuri:
il più serio, si chiama Buffon;
lo stratega si chiama Pirlo;
il più dinamico si chiama Immobile;
...cos'altro poteva accadere in Brasile?

mercoledì 2 luglio 2014

Bicameralismo perfetto, legge elettorale e gli sguatteri di partito.

Ho recentemente letto questo bello studio di Vincenzo Lippolis sul bicameralismo (perfetto e non) in giro per il mondo, pubblicato dalla fondazione Astrid.

In pratica, molto ma molto in sintesi, mi sembra che, per lo Studioso, si possono fare i seguenti accoppiamenti:

  • Bicameralismo Perfetto: Nei regimi presidenziali o assimilabili (USA, Svizzera, Belgio)
  • Bicameralismo imperfetto, o a "una camera e mezza": (ossia con un senato che qualcosa conta, ma non è esattamente identico alla prima camera): può essere dato nelle "grosse" democrazie parlamentari (UK, Germania)
  • Monocameralismo: tipico delle democrazie parlamentari più piccole.

L'Italia, in questa ottica, è una eccezione. Ha il Bicameralismo Perfetto, ma è ben lungi dall'essere un sistema Presidenziale.

Questo premesso, è chiaro che la scelta Senato si, Senato no etc di cui si discute, ha un senso se e solo se si definisce chiaramente se vogliamo essere una Repubblica Parlamentare o Presidenziale.

Ma, nonostante la bella dottrina, questa discussione, pecca di esser troppo teorica: perché, per me, quel che conta non è quante camere abbiano e come si ripartiscono i compiti, ma con chi riempiamo queste camere.

Per capirci, a chi abborisce il bicameralismo perfetto tout-court, e dice che approvare le leggi è un processo troppo lungo, è facile ricordare che il lodo Alfano fu approvato in 20 giorni: alla faccia dei tempi lunghi!

A chi, (come me, sic!), invece ritiene che la doppia lettura Camera e Senato possa essere di giovamento per evitare porcate ed errori, basta ricordare di nuovo che il lodo Alfano fu approvato: alla faccia della doppia lettura! (per inciso, l'allora come oggi Presidente della Repubblica, firmò quella porcata, rendendosi complice dell'obbrobrio).

Allora, quello che voglio dire, è che un conto è la teoria, un conto è la pratica: non ha senso parlare di sistemi istituzionali e leggi elettorali, se poi alle camere (1 o 2, identiche o diversificate) vanno sguatteri di partito e non persone, che davvero rappresentino i cittadini, col coraggio di dire che il "loro" governo sta facendo porcate. O che il "loro" Presidente della Repubblica sbaglia.

La legge elettorale deve privilegiare le persone candidate e non i partiti che le sponsorizzano.

Siete d'accordo?

martedì 1 luglio 2014

Riforma della Giustizia? Che nascondono i grandi principi?

I grandi principi hanno un brutto vizio: perdono sempre, quando si scontrano con la realtà.

Ad esempio: l'assistenza sanitaria dovuta a tutti è una cosa stupenda, bellissima, io sono felice di esser potuto nascere in un paese che l'ha resa possibile.

Peccato, però, che nella pratica diventi impossibile. Nessuno, a parole, viene respinto. Ma quando fai ore (in qualche caso giorni) di attesa al Pronto Soccorso; quanto il tuo ricovero è una sedia in un corridoio, perché mancano letti e brandine; quando i risultati dei test sono inattendibili, perché magari il macchinario ha 12 anni di vita; quando una ecografia di controllo per una puerpera si fissa a 18 mesi di distanza... cosa stiamo garantendo?

Il problema è il principio? No, il problema è non voler prendere atto che non siamo più negli anni '70: la popolazione invecchia e ha bisogno di più cure, perché si (soprav)vive più a lungo; c'è una folta popolazione straniera usufruisce delle nostre (malridotte) risorse, senza aver mai pagato di conseguenza; l'evasione fiscale, unita al debito pubblico, non consente di rinnovare i macchinari etc etc.

Quindi bello il principio: ma forse, va rivisto per quella che è la nuova realtà, senza doverci rinunciare per forza.

La stessa cosa sta accadendo per la (sedicente) riforma della giustizia (con la "g" minuscola) prospettata da Renzi.

Certe cose sono bellissime in linea di principio: Responsabilità Civile dei Giudici, carriera per Merito etc.

Ma.
Ma.
Ma.

Facciamoci una semplice domanda: "chi" può adire contro il giudice per la Responsabilità Civile? Il perdente di una causa? Il suo avvocato? Un commissione neutrale di esperti che analizza ogni sentenza?

Per fare un esempio, subisco un giudizio in primo grado (penale o civile): perdo. Dico che è colpa del giudice e faccio causa (se di causa si tratta) contro di lui? Magari perdo pure questa e allora faccio causa anche contro il giudice che doveva giudicare la RC del giudice? E intanto che faccio queste cause che ne è della sentenza di primo grado: va in vigore o è sospesa come se avessi fatto appello? E, se siamo nel penale, hanno impatto sulle prescrizioni?
E se perdo in primo grado, appello e cassazione, posso ancora fare ricorso per dolo di tutti i giudici?
Non è che poi tutte le sentenze contro persone ricche si fermeranno perché queste potranno sempre appellarsi alla Responsabilità Civile dei giudici?

Passiamo poi alla "carriera per Merito"..che vuol dire "merito"? Come si calcola il merito di un giudice giudicante?
In base a quante persone condanna? O a quante ne assolve? In base alla durata media di un processo?

E quello di un inquirente? In base a quante custodie cautelari vengono confermate dal GIP? In base a quanti imputati riesce a far condannare?
No perché, scusate: io ho sempre avuto l'idea che lo scopo del PM non fosse far condannare le persone, ma chiarire tramite un processo ombre consistenti sul loro capo, che non era riuscito a dipanare in fase di indagine.

Ma fosse che la "Responsabilità Civile" scatta sempre e solo se si condanno i politici e i loro amici?

E che "merito" vuol dire semplicemente fare le sentenze che piacciono alla classe dirigente e non perseguire i loro amici?

Si accettano chiarimenti e idee