giovedì 10 luglio 2014

Se il governo fa le riforme, non amministra. Se non amministra, cade. @matteorenzi lo sa, lo sa...

Da lungo tempo, in Italia, siamo abituati ad una espropriazione del potere legislativo da parte di governi.
Ma quest'ultimo governo sta toccando l'apice, esautorando, di fatto, il Parlamento di ogni funzione: sino a costringere gli senatori a votare la propria estinzione, come categoria (bene o male) eletta.
Un servilismo della classe politica che scade nel masochismo più demenziale.
Una vittoria totale del Governo, contro il suo contropotere naturale.

Però.
Però c'è un controaltare. Il Governo deve (dovrebbe) amministrare. Se, a tutti i suoi livelli, è impegnato in battaglie spossanti per fare le riforme (nonostante il servilismo della gran parte dei Parlamentari, quei pochi che si oppongono si fanno valere); se le, riforme, per loro natura, richiedono lungo tempo (si pensi ad esempio alle riforme costituzionali); allora, semplicemente, il Governo non può amministrare.
E se non può amministrare, il Paese ne risente; e se il Paese ne risente il Governo casca.

In effetti la situazione è questa: di discussioni e annunci ce ne sono tantissimi, ogni giorno è una giornata "storica", ma di riforme portate a casa finora non c'è nulla.

Ma, per ottenere questo nulla, non si fanno neppure i normali atti amministrativi. Il Governo ragiona solo in termini di Decreti Legge e colpi di fiducia.

Credo che Matteo Renzi lo sappia bene e che voglia tendere la corda fino al massimo. Sa già che non concluderà nulla con le sue strombazzate riforme. Ma quello che gli interessa, prima che si arrivi al redde rationem con i suoi fans delusi (la categoria peggiori di delusi), è far saltare il banco e poter dare la colpa ai "gufi" e ai "rosiconi" che non gli hanno consentito di portare a termine le taumaturgiche riforme che tutti condividevano.

E presentarsi cosi, come eroe tradito, a cui va data un'altra occasione per liberarsi dei pesi e fardelli che gli hanno impedito di compiere la sua opera. Conta di presentarsi alle elezioni politiche con zero risultati, ma mille promesse ancora da mantenere e ottenere di nuovo un plebiscito.
Basato sul nulla. Ma stavolta le elezioni le vince.
E le "sue" riforme passano. Le "sue". Poco importa se la maggioranza degli Italiani le ignora o non le vuole.

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